La chiave di successo del conto economico degli istituti di credito italiani passa sempre di più per il vertiginoso aumento delle commissioni pagate dalla clientela. Nel 2021 l’apporto alla crescita dei proventi legati al margine di interesse, cioè il versante dei ricavi legati ai prestiti, è stato pressoché neutrale (543 milioni in diminuzione) mentre sono pesati positivamente,sul risultato, i contributi delle entrate (+1 miliardo) e, in misura preponderante, la parte commissionale che rappresenta, con 3,5 miliardi, l’88% del maggior ricavo registrato nel 2021: in totale, sono cresciuti di 4,6 miliardi i ricavi derivanti dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi, dalla gestione della vendita di carte di credito, dal risparmio gestito e hanno ampiamente compensato il calo dei proventi garantiti dagli impieghi.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che i big di Internet che sono già entrati, da anni, nel mercato dei pagamenti digitali e, adesso, muovono i primi passi nel campo del credito al consumo, “aggredendo” quote di mercato alle banche, il settore bancario italiano si sta profondamente trasformando e il cambiamento tocca da vicino sia i dipendenti sia la clientela.
La possibile ricetta futura sul fronte dei ricavi, dice l’analisi della Fabi, potrebbe passare per la risalita attesa dei tassi e per un sempre imponente ruolo del wealth e asset management, ambito nel quale la consulenza richiederà competenze ampie, diversificate e valorizzate perché l’obiettivo non sarà la sola gestione del risparmio bensì l’impiego delle masse liquide accumulate sui conti correnti, in investimenti sempre più redditizi e durevoli nel tempo.
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